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La Casa in fondo al Mare



Ti avevo promesso nel mio primo post inaugurale che ti avrei parlato della mia esperienza subacquea vissuta intensamente per ben 10 giorni consecutivi, un?esperienza unica nel suo genere e che ha colmato il mio sogno di bambino di volere vivere sott?acqua.


Tutto ebbe inizio negli anni ?70 quando mio papà amante del mare mi regalò un bellissimo libro tridimensionale ed interattivo dal titolo ? 20.000 Leghe sotto i mari?, disegnato e prodotto da Graphics International Inc di New York e realizzato ed edito da Arnoldo Mondadori nel 1969.


Il libro racconta con estrema sintesi il viaggio negli abissi del Capitan Nemo con il suo gioiello tecnologico che fu il Nautilus, un sommergibile futuristico realizzato alla fine del 1800 che solcava gli oceani del nostro pianeta e responsabile di numerosi naufragi e scomparse di navi di tutto il mondo.


Tra le pagine di questo libro una in particolar modo mi catturò per sempre e scatenò la mia fantasia di bambino. Aprendo del tutto il libro si apriva l?immagine tridimensionale di una città scomparsa e sommersa e nella descrizione si leggeva ? Proseguendo nel loro cammino, i tre uomini giunsero ai piedi di un vulcano sottomarino e qui il capitano Nemo indicò ai suoi prigionieri, sbalorditi, le rovine di un?antica città: le colonne spezzate, i palazzi crollati e semisepolti nel fango erano tutto quel che rimaneva di un mondo scomparso da chissà quanti secoli. Il capitano Nemo raccolse un pezzo di gesso scuro e, avvicinandosi ad una roccia levigata, scrisse queste parole: << Atlantide, il continente perduto >>.  


Avevo 5 anni quando si aprì la breccia nel mio cuore, il sogno di rivivere le stesse emozioni di quei subacquei, di vivere sott?acqua ed andare alla scoperta di mondi scomparsi che oggi chiamiamo archeologia subacquea.  


Con queste premesse nel cuore ho promesso a me stesso e a mio padre al quale ovviamente ho dedicato la mia impresa di vivere 240 ore consecutive sotto il mare di Ponza e precisamente a Cala Feola. L?organizzazione di questo esperimento scientifico fu relegato all?Explorer Team Pellicano, un team di subacquei professionisti che con le competenze specifiche hanno assolto a compiti vari come, assistenti, videoperatori e fotografi, addetti alla regia, ufficio stampa, medici iperbarici, medici specialisti in cardiologia, in dermatologia e maxillo-facciale, psicologi, alimentaristi, preparatori atletici e non per ultimo gli amici che oltre a dedicare giorni e giorni per la missione hanno dedicato ferie e tempo libero.


Raccontare per intero tutto quello che ho vissuto in 10 giorni sott?acqua è impensabile in poche righe, forse servirebbe un libro intero per raccontare aneddoti, emozioni e spaccati di vita, ad ogni modo per completare questo post posso rilevare alcuni dettagli tecnici-fisiologici che hanno dato un discreto riscontro nel mondo scientifico e che mi serviranno per raccontarti altre questioni legate al mondo della salute e del benessere.


In estrema sintesi e senza dilungarmi troppo, come previsto durante la progettazione di questo esperimento è emerso che il nostro organismo dalle potenzialità enormi è capace di un senso di adeguamento e adattamento straordinario e gli effetti sono stati riscontrati da test clinici e da misurazioni strumentali e visive.


La prima cosa che ho potuto constatare sulla mia persona è stata una delle reazioni epidermiche al contatto continuo con l?acqua salata. La nostra pelle da un PH quasi acido che varia da 4,7 a 5,7 durante la continua esposizione ad una salinità pari al 38% ha dovuto proteggersi automaticamente sviluppando una quantità di sebo epidermico capace di creare un film protettivo su tutto il corpo ma soprattutto nelle zone estremamente esposte come viso, mani e capelli. I miei capelli erano inizialmente bagnati come di norma deve essere quando si entra in acqua ma appena dopo 96 ore hanno subito un trattamento di idrorepellenza come il pelo degli animali, ad esempio il cane ha un PH neutro che si aggira a 7,0. Praticamente l?acqua salina ha alterato il PH della pelle e in questa reazione ha sviluppato delle difese.


Poi essendo esposti a poca luce o praticamente al buio dato che ero sempre con la muta stagna la sensibilità alla luce solare che inizialmente era di foto-tipo 2 diventò foto-tipo 3, ovvero più sensibile ai raggi ultra-violetti.


Grazie ad uno studio elaborato dalle psicologhe del team risultò che gli ormoni dello stress misurati dopo la lunga permanenza subacquea furono decisamente più bassi rispetto all?entrata in acqua del primo giorno. Riassumendo, stare sott?acqua fa bene e ci si rilassa.


Inoltre dormire in acqua che inizialmente oltre ad essere una vera incognita poteva essere la vera barriera per il raggiungimento dell?obiettivo finale fu una grande scoperta. Il nostro organismo riesce a comprendere quando è il momento del recupero psico-fisico e dormire a determinate ore non fu assolutamente un problema perché si riposava per estrema stanchezza e le giuste ore di recupero, più o meno tra le 4 e le 5 ore notturne.


Per tanti altri dettagli che vuoi scoprire ti posso indirizzare ad un mio minisito dedicato ai 10 giorni sott?acqua, dove trovi alcune fotografie rappresentative della casa in fondo al mare, alcuni video specifici sulla missione e alcune interviste e programmi organizzati per l?occasione.


Ti auguro una buona visione e attendo fiducioso i tuoi commenti.


A presto, Stefano.