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Oggi ti voglio raccontare un'altra storia subacquea e tornando ancora indietro negli anni, ricordo che nel 2011 ho realizzato con dei miei amici e allievi subacquei una spedizione sui relitti dello Stretto di Messina, la spedizione si chiamava ? Zancle Wrecks 2011?.


Ovviamente l?organizzazione del viaggio è avvenuta in largo anticipo e la partenza era prevista per il mese di agosto, rigorosamente tutti uomini.

Un mese prima dalla partenza purtroppo mi accorgo durante una doccia rigenerante di avere un gonfiore strano in zona pubica e a seguito di una visita di controllo, risultò essere un?ernia inguinale monolaterale a sinistra.


Mi dissero che era da operare ad ottobre e che non avrei dovuto assolutamente fare sforzi per evitare problemi maggiori e capisci bene che fare subacquea tecnica senza sforzi è pressoché impossibile, quindi comprai un famoso cinto da applicare durante tutte le fasi inerenti alla subacquea, ovvero preparazione e trasporto delle attrezzature, immersione e post immersione.


Ricordo di avere anche una fascia elastica al ginocchio destro per proteggermi dal sole visto che avevo ancora una cicatrice fresca di un incidente che ebbi in moto nel mese di maggio. Insomma non mi stavo facendo mancare nulla.


Ad ogni modo partiamo con gli intenti migliori nel fare una bella vacanza e soprattutto all?insegna delle immersioni, io sono l?unico equipaggiato con il rebreather, mentre gli altri sono tutti in circuito aperto in configurazione bibombola e bombole decompressive.


Le prime immersioni furono piuttosto tranquille, tra le quali in particolar modo una che facemmo da terra su un relitto raggiungibile con appena 5 minuti di pinneggiata, dove testammo un pò tutte le attrezzature, compreso il mio rebreather che mi era stato dato in comodato d?uso dall?azienda produttrice e la mia custodia con telecamera HD.

Il rebreather era configurato con i sacchi posteriori e fu adattata una piastra di acciaio di dimensioni ridotte per fare spazio agli stessi sacchi. Inoltre avevo portato con me due mute stagne, una in neoprene precompresso e l?altra in trilaminato.


Sfortunatamente la muta stagna in neoprene appena vestita mi diede il problema sulla cerniera che si era spezzata, avendone un?altra non mi preoccupai più di tanto, ma stranamente uscii dall?acqua bagnato dalla vita in giù senza capire il motivo poiché davanti ero quasi asciutto e quindi non poteva essere dalla cerniera, in quanto frontale.

Da un controllo fatto con calma in serata, mi accorsi che c?era un microforo all?altezza tra la quinta e la sesta vertebra lombare, praticamente un palmo sopra la cintura. Eravamo equipaggiati veramente di tutto, quindi con l?acquasure feci una riparazione veloce per il giorno dopo.


La seconda immersione fu fatta nel canale dello stretto di Messina, dove normalmente tirano delle forti correnti. Durante l?immersione tutto fila abbastanza liscio, con l?unico problema che in fase di risalita l?ancora perde l?appiglio e cominciamo a scarrocciare. Non mi rimane che fare un collegamento con il fondo con la tecnica del jersey-line doppio per mantenere la posizione verticale sul relitto e avere la cima sempre in tiro tra superficie e fondo.


Qualcosa va storto con gli altri palloni del gruppo, molti decidono di tenersi vincolati alla mia jersey-line ed ad un certo punto essendo in troppi e per giunta con galleggiamento negativo, mi ritrovo portato verso il fondo perdendo la mia galleggiabilità neutra e stando in rebreather mi trovo con i sacchi polmoni collassati, senza più miscela da respirare in quanto in fase decompressiva si tende a chiudere l?ADV (una valvola compensatrice in fase di compressione) e le mani impegnate a tenere il rocchetto e il peso dei sub.


Ho pensato di mollare tutto ma mi sarei ritrovato senza reel e pallone e per giunta in corrente forte. Allora gridai all?interno dei miei corrugati con la richiesta di mollarsi perché non stavo più respirando e non riuscivo ad arrivare al bypass per compensare manualmente. Insomma ho pensato di soffocare con il rebreather, una fine assurda direi, visto che uno dei vantaggi è proprio quello di avere una scorta di gas quasi interminabile.


Nonostante il piccolo incidente, il gruppo rimane sempre coeso ed affiatato, quindi si prosegue con la programmazione delle immersioni dei giorni a seguire, discutendone a tavola bevendo un sorso di birra ghiacciata.


Al terzo giorno me ne capitano due contemporaneamente, mi si allagano due dei tre monitor del rebreather (senza avere la possibilità di poter comparare la lettura della PO2) e poi mi si buca nuovamente la muta stagna. Alla fine scopro che la piastra di acciaio ha una leggerissima scalfitura sulla zona lombare che appena vestito il reb e per giunta a secco, pizzicava bucando la muta. Ennesima riparazione fatta con acquasure e nel tardo pomeriggio/sera mi occupai anche dei due monitor ripristinandoli con altri pezzi di ricambio che mi ero portato.

Al quarto giorno scendiamo su un relitto bellissimo, il ?Valfiorita?, considerato il Thistlegorm del mediterraneo, con mezzi militari, camion, motociclette e munizioni. Nella stiva delle munizioni si trovano ancora bacchette di balistite che servivano come polvere da sparo per innescare le esplosioni nei fucili Carcano Mod.91, utilizzati fino al 1945.


Durante le mie perlustrazioni all?interno delle stive con la mia telecamera, ero intento a filmare il carico delle bacchette di balistite e ad un certo punto sentii un botto allucinante. Mi vedo completamente avvolto da fango in sospensione e cerco di indietreggiare in maniera lenta e misurata per evitare di toccare qualcosa di potenzialmente esplosivo.


Titto che era il mio compagno, ricorda la scena, ?pensavo che Steno fosse saltato in aria sulla balistite e vedevo le sue gambe muoversi appena, pensando fosse un riflesso del sistema nervoso, come la coda della lucertola che si muove nonostante fosse tagliata?. Insomma praticamente mi aveva dato per morto.

L?oblo frontale della mia custodia implose improvvisamente alla profondità di 60 metri, garantita invece per i 100 metri, evidentemente c?era una impercettibile crinatura e nell?implosione oltre ad allagare la mia telecamera le centinaia di schegge del cristallo si erano conficcate nel corpo della telecamera, una scena raccapricciante!!


Dopo tutte queste avvisaglie non potevo di certo continuare a sfidare la sorte, quindi decisi per mio conto di sospendere le immersioni per almeno una giornata intera ed andarmene a fare una gita alla vicina Taormina. Dovrei dire che il gruppo si dimostrò ancora più coeso della partenza e si associarono al mio desiderio di pausa per spezzare questa linea di sfiga che aleggiava su di me.


Al sesto giorno, l?ultimo della nostra settimana di immersioni, si decide di andare sul ?Volpe?. 

Al diving non avevano abbastanza ossigeno e quindi ci sacrificammo tutti nell?andare con aria ed io addirittura abbandonare il mio rebreather e scendere con un semplice monobombola

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Il pedagno su questo relitto non è possibile tenerlo e quindi ogni volta lo staff deve pedagnarlo sul posto appena arrivati. Purtroppo durante questa operazione uno dello staff accusò un malore decompressivo (risultò embolizzato ma fortunatamente in forma leggera), ma nonostante tutto risultò l?immersione più divertente della settimana e forse di sempre

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Non c?è che dire, quando la sfiga ti perseguita devi prenderne atto ed agire di conseguenza.


Avrei potuto raccontare tanti altri episodi di questa vacanza, ma quelli descritti sono decisamente i più significativi, ma non posso non menzionare il fatto che il trasformatore della centralina di miscelazione portatile ed alimentata a batteria ricaricabile, fece bruciare del tutto la batteria per un salto di tensione.


Nella vita devi sempre prendere una decisione, o molli tutto o attendi il momento migliore oppure rischi.


Come dice un famoso detto in speleologia subacquea, ?Esistono speleosub anziani e speleosub temerari, ma NON ESISTONO speleosub anziani e temerari? 


Un caloroso abbraccio


Stefano