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Un Tuffo nella Storia




La regione Puglia da almeno un decennio vanta un bell?incremento di presenze turistiche, soprattutto nazionali e sebbene viene ricordata come la regione dei trulli, delle orecchiette con le cime di rapa e degli ulivi, in pochi sanno che la sua costa di ben 865 km, vanta una cospicua presenza di relitti navali di tutte le epoche.


Essendo socio della A.S.S.O. ho potuto collaborare nei primi dieci giorni in un progetto pilota per lo studio di un relitto romano del III/IV sec. d.c. che si trova nella Baia dei Camerini a Torre Santa Sabina, marina del comune di Carovigno a circa 30 km a nord da Brindisi.


Il progetto UnderwaterMuse tratta, dopo quella dello scorso settembre 2020, della seconda campagna d?indagini dell?intervento-pilota nell?ambito del progetto internazionale che punta a valorizzare e rendere accessibile l?ingente patrimonio sommerso delle aree coinvolte, attraverso la creazione di parchi archeologi sommersi e l?uso narrativo e comunicativo della realtà virtuale.


La A.S.S.O. si è occupata dello scavo per riportare alla luce l?intero relitto ricoperto precedentemente da sabbia, sacchetti di sabbia e rete da cantiere e ben 43 corpi morti del peso di 900 kg a terra e ben 600 kg in acqua.




Il grosso del lavoro difatti è caratterizzato proprio dallo spostamento dei corpi morti e precisamente 24 dei 43 che si trovano esattamente sopra il fasciame della nave romana e quindi un peso complessivo di 21.600 kg. La parte critica dello spostamento di questi blocchi di cemento  è dovuta per la profondità operativa in quanto il relitto giace sottocosta ad una profondità variabile tra i 2 metri e i 3 metri e 50 centimetri circa.



Mi immagino che vi starete domandando come sia possibile spostare dei pesi così importanti, infatti normalmente ci si avvale di gru o paranchi stivati su ponti di imbarcazioni da lavoro, tuttavia per rientrare nei costi gestionali del cantiere e per oggettive problematiche di navigazione su basso fondale e soggetti al rischio di mareggiate, abbiamo deciso di spostare i corpi morti a mano con dei semplici palloni da sollevamento.


E qui viene il bello perché questo reticolo di corpi morti di cemento sono ancorati tra loro con dei sistemi di ritegno fatto da catene di 15 cm circa e un blocca catene. Questo bell?intervento di copertura del relitto è stato realizzato ben 23 anni fa nel 1998 e di conseguenza ogni catena presenta concrezioni e asperità pericolose al tatto. 

Il lavoro è iniziato con l?apertura dei blocca catene, un blocchetto di acciaio inox che è legato a 4 corpi morti e i rispettivi tronconi di catena.




Poi una volta liberate le catene, sono state battute una ad una per frantumare l?ossido concrezionato e riportare all?origine il diametro degli anelli. Questi sono stati utilizzati per agganciare dei moschettoni a vite per essere ancorati ai ganci con chiusura di sicurezza che sono stati fissati ai quattro angoli del ragno di imbrago, ideato e realizzato dal nostro socio A.S.S.O. Bernardino Rocchi,  al quale viene fissato con altrettanti grilli a vite il pallone da sollevamento da 1000 kg.



Quando il corpo morto è stato ben assicurato si è iniziato a gonfiare il pallone di sollevamento con aria compressa, alimentata da una frusta lunga 50 metri circa e collegata ad un compressore portatile alloggiato sulla terraferma a pochissimi metri dall?acqua. Il corpo morto poggiato nel 1998 nonostante il suo peso è stato soggetto a mareggiate e correnti marine, tra cui una nello specifico che ha creato negli ultimi anni un abbassamento da erosione sul lato mare aperto.









Questa corrente che non era presente al tempo della copertura definitiva del relitto, è stata provocata dall?uomo, in quanto è stato aperto un passaggio nella lingua di roccia per far defluire l?acqua che avrebbe invece ristagnato nella parte a sud.


La corrente inevitabilmente scavando in maniera costante, ha fatto si che alcuni dei 43 corpi morti si fossero insabbiati del tutto, di conseguenza, abbiamo dovuto prima liberarli dalla sabbia per poi imbragarli e portarli al galleggiamento e conseguentemente spostarli.


Lo spostamento dei corpi morti è stato un lavoro coordinato a tavolino per essere eseguito poi ad opera d?arte in modo da creare più ordine nel cantiere e allo stesso tempo una protezione maggiore in caso di mareggiate durante le operazioni di scavo e lavoro nel cantiere.



Durante i primi giorni di lavoro siamo stati costretti ad intervenire con visibilità limitatissima, variabile tra i 40 cm e massimo i 60 cm in orizzontale e questo ha comportato molta più attenzione e precisione del normale per evitare degli spiacevoli incidenti.


Considerate che un pallone da 1000 kg ha una superficie di impatto molto grande e sott?acqua fa vela ed è soggetta al movimento di maroso, quindi una volta posizionato il corpo morto nella nuova zona prevista e stabilita a tavolino, uno dei componenti doveva riemergere velocemente per aprire la valvola di scarico solo dopo che gli altri 3 componenti della squadra fossero in posizione di sicurezza e non essere investiti dal corpo morto stesso, altrimenti schiacciati.


Potete capire nonostante fosse un lavoro già effettuato più volte, quanto potesse essere stressante. Queste operazioni normalmente hanno termine solo dopo aver esaurito l?aria nelle proprie bombole e a degli stop forzati dal maltempo. In questo caso il nostro tempo di lavoro subacqueo è stato coordinato dalla Prof.ssa Rita Auriemma che è la Direttrice Scientifica del progetto pilota e docente di Archeologia Subacquea presso il Dipartimento Beni Culturali dell?Università del Salento.


Dopo aver spostato tutti i blocchi di cemento che ricoprono il relitto, rimanevano da spostare una quantità indefinita di sacchetti di sabbia che hanno fino ad ora garantito che il legno non fosse a contatto diretto con il cemento e preservassero la struttura originale come rinvenuta nei primi anni 90?.


Parliamo di almeno un centinaio di sacchetti, tuttavia molti di questi si sono frantumati poiché la struttura nonostante fosse di fibra di vetro si è logorata nel tempo e ha permesso la fuoriuscita della sabbia e del pietrame in essi contenuti. La cosa davvero curiosa e piuttosto antipatica è caratterizzata dal fatto che durante la movimentazione abbiamo scoperto che la sabbia contenuta all?interno dei sacchetti non fosse di mare, bensì di cava ed essendo bianca e particolarmente polverosa, dai sacchetti deteriorati il contenuto fuoriusciva creando nuvole bianche di sospensione pari al latte, tali da azzerare completamente la visibilità.


Questo tipo di problema ha rallentato ulteriormente le operazioni di pulizia del sito e quindi nelle giornate successive si è deciso di sorbonare direttamente il contenuto dei sacchetti aperti per evitare la pessima visibilità sul relitto e scaricare attraverso il tubo della sorbona lungo quasi 10 metri i residui e il bianco latte.



La sorbona è una attrezzatura specifica per i lavori subacquei che viene appositamente utilizzata per aspirare sabbia, detriti e parti di materiale particolarmente leggera in acqua che può compromettere la visibilità subacquea. Inoltre in siti archeologici delicati, la parte terminale della sorbona, deputata a sputare lontano direttamente in acqua il materiale aspirato, viene fatta passare per un cestello a rete fitta per raccogliere eventuali reperti passati inosservati dall?operatore o aspirati accidentalmente e poi essere recuperati e catalogati.



Finita questa prima parte di scopertura del relitto si è passati direttamente alla pulizia definitiva del sito, aspirando sempre con le sorbone tutta la sabbia e i vari detriti, fino a scoprire interamente il relitto e portare alla luce tutto il fasciame della nave. Ovviamente tra la sabbia e i detriti ci sono anche sassi di varie dimensioni e alcuni anche ragguardevoli che se aspirati provocherebbero l?intasatura dei tubi della sorbona, rallentando notevolmente tutto il lavoro. Di conseguenza per evitare questo spiacevole inconveniente, tutti i sassi sono stati raccolti a mano uno ad uno e collocati in una cesta che a sua volta è stata trasportata nel perimetro del relitto sempre ad ulteriore protezione in caso di mareggiate. 





Una volta accertati che sul fondo ci sia stata solo sabbia da aspirare si è proseguito in maniera attenta, strategica e minuziosa a scoprire tutto il relitto e finalmente poi procedere al lavoro di documentazione fotografica e video e poi di acquisizione fotogrammetrica per la ricostruzione in 3D di tutto il relitto.




Siamo arrivati al lavoro professionale dei nostri archeologi subacquei i quali poi, una volta terminato il loro lavoro ci daranno il via per ricominciare in ordine inverso a ricoprire il relitto per dargli lunga ed eterna vita.


Il resoconto di questo ambizioso progetto sarà descritto in un altro articolo, quindi non perdertelo!!


Per vedere un breve video del lavoro svolto sul cantiere, realizzato dal collega Emiliano Peluso, clicca qui .


In conclusione è doveroso fare un appunto su tutto lo staff che è intervenuto in questa campagna di scavo e inserire i link media che riportano tutti gli aggiornamenti dello scavo.


L?intervento è condotto, come il precedente, dagli atenei regionali: i Dipartimenti di Studi Umanistici di Foggia (Danilo Leone; Maria Turchiano) e di Bari (Giuliano Volpe) e il Dipartimento di Beni Culturali Università del Salento, (concessionario di scavo, Rita Auriemma), grazie alla convenzione stipulata tra la Regione Puglia e le tre Università.


Ma il progetto coinvolge altri attori, in un?ottica di condivisione e di sinergie: i Dipartimenti di Architettura e Design e di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino, che cureranno i rilevamenti e la modellazione 3D, l?Associazione Onlus A.S.S.O. ? Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione, che fin dal 1990 si occupa di ricerche archeologiche e speleologiche subacquee, la ditta Angelo Colucci, che garantisce l?efficace supporto tecnico-logistico. Inoltre, da quest?anno e proprio per quest?ambizioso progetto, grazie alla SABAP, parteciperanno alla campagna i restauratori del Nucleo per gli interventi di Archeologia Subacquea dell?ICR - Istituto Centrale per il Restauro del MiC, che garantiranno il prezioso supporto alle operazioni di scavo, movimentazione e consolidamento dei resti lignei.


I miei amici e soci A.S.S.O. intervenuti in ordine alfabetico, Stefano Barbaresi, Mario Mazzoli, Bernardino Rocchi e Marco Vitelli.

Il Team A.S.S.O.



Ringrazio infine la dott.ssa Antonella Antonazzo, vice direttrice di scavo e responsabile della Segreteria Scientifico-Organizzativa e social media che mi ha autorizzato alla divulgazione di questo articolo.


Questi i link dei canali ufficiali del progetto UnderwaterMuse


Project UnderwaterMuse

www.italy-croatia.eu/web/underwatermuse

www.facebook.com/Project-UnderwaterMuse

 

Piiil Cultura Puglia

https://www.facebook.com/PiiilCulturaPuglia

 

Archeologia Subacquea ? Università del Salento

https://www.facebook.com/ArcheoSubUniSalento/

 

ESAC - Euromediterranean Seascapes Archaeology Center

https://www.facebook.com/esacpuglia/

 

Museo Archeologico Ribezzo - Brindisi

https://www.facebook.com/MuseoRibezzo/

 

ARCHEOLIVE

https://www.facebook.com/ARCHEOLIVE/



Ah dimenticavo di dirvi che mio malgrado ho potuto far parte di questo grande progetto per soli 10 giorni, come quelli che ho vissuto sott?acqua nel 2005 per dedicarmi ad un altro lavoro cinematografico che ho svolto nella bellissima cornice di Amalfi.




Ovviamente racconterò anche questa esperienza cinematografica in un altro articolo.



A presto, Stefano.